Il reatino è terra molto antica, abitata dagli Aborigeni fino all’arrivo dei Sabini. È stata area di espansione romana, come testimoniano i resti delle antiche Terme di Vespasiano a Cittaducale e i tracciati dell’antica via Salaria che ancora si possono vedere nei dintorni del territorio di Posta. L’esperienza Pietre vuole proporre al visitatore di immergersi laddove la storia ci parla tra i ruderi testimonianza di antiche civiltà o di più recenti avvenimenti.
Per quanto riguarda l’accessibilità e la fruibilità dei luoghi, si consiglia di consultare i siti istituzionali.
Ascrea
Partendo da Ascrea, seguendo un percorso immerso nei boschi si può arrivare all’antico paese di Mirandella. Proprio Ascrea avrebbe avuto origine da questo antico insediamento: con la sua posizione strategica dall’alto del monte Filone, Mirandella offriva una visione completa sulla valle del Turano e la zona circostante. Tuttavia verso la fine del XIV secolo il nucleo abitativo decise di spostarsi più in basso e fondare Ascrea, il cui territorio fu acquisito dalla nobile famiuglia Mareri, che ancora oggi dà il nome alla piazza principale. Oggi a Mirandella si ammirano ruderi di alcune case, e di un edificio rettangolare, forse l’antica chiesa.
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Belmonte in Sabina
Nei pressi della Località Terze Ville, a 6 km da Belmonte, sono visibili dei resti di mura risalenti ad un periodo compreso tra la fine del II e l’inizio del I secolo a.C. Le mura sostenevano probabilmente un terrazzamento a destinazione agricola o abitativa. La porzione di mura superstiti ha una lunghezza di circa 20 metri ed un’altezza di 4. Mura di questo tipo sono chiamate “poligonali” o “ciclopiche” per la forma e il volume dei massi utilizzati nella costruzione accostati a secco uno sull’altro. Questa tecnica era molto frequente in età repubblicana.
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Cittaducale
In località Caporio-Cesoni, nel territorio di Cittaducale, sono oggi visibili i resti delle antiche terme di Vespasiano frequentate anche dagli imperatori Tito e Vespasiano. Le terme erano alimentate dalle Acquae Cutiliae, sorgenti termali conosciute sin dall’antichità per il loro potere curativo. Oggi si possono riconoscere gli ambienti, di varie dimensioni, dove si trovavano bagni e spogliatoi, il ninfeo con tre fontane e una grande vasca, la natatio. La tecnica costruttiva utilizzata consente di datare il complesso tra la seconda metà del II sec. a.C. e la prima metà del I sec. a.C., ma è assai probabile che l’area fosse frequentata anche in epoca precedente.
Collalto Sabino
Partendo da Collalto Sabino e seguendo il sentiero per monte San Giovanni, si giunge in una vera e propria area archeologica. Gli scavi hanno individuato tre principali fasi di insediamento. La prima fase di occupazione dell’area risale al III-II secolo a.C., ed è attestata dai ritrovamenti di un antico santuario, dedicato a Giove Pollente; la seconda fase vede la costruzione, in età medievale, della chiesa di San Giovanni Battista, sulle rovine dell’antico santuario; e la terza fase, risalente all’XI secolo, vede realizzato il complesso monastico di San Giovanni, intorno all’omonima chiesa già esistente. Nel corso degli scavi sono riemersi dal terreno resti della cinta muraria, stanze, fornaci per la produzione di bronzo e ceramica, numerose sepolture, monete e oggetti devozionali.
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Collalto Sabino
Partendo da Collalto Sabino, seguendo un sentiero che tra pascoli e campi coltivati, costeggiando il fontanile denominato “ Fonte dello Spirito”, si arriva nel luogo in cui era situato il borgo di Montagliano, di cui oggi si possono ammirare solo alcuni ruderi immersi nella vegetazione. Fondato intorno al IX secolo, Montagliano fu abitato da piccoli nuclei di popolazione rurale. La leggenda vuole che sia stato “sfasciatu” dalle cannonate provenienti dai bastioni del Castello del rivale borgo di Collalto. Da qui il nome di Montagliano Sfondato. Più verosimilmente però il borgo di Montagliano fu abbandonato in maniera spontanea e i suoi abitanti si spostarono nel nuovo nucleo di San Lorenzo a Collalto, o a Collegiove.
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Colli sul Velino
In località Grotte San Nicola, nel territorio di Colli sul Velino, si trovano i resti dell’antica villa romana del senatore Quinto Assio. La villa si collocava probabilmente sulla sponda del Lago Velino, oggi non più esistente. Le fonti riportano che Quinto Assio, in occasione della contesa giuridica tra Reatini e Ternani in relazione alla situazione di servitù venutasi a creare per i Ternani danneggiati dalle piene del Velino provenienti dalla Piana di Rieti, ospit, nella sua villa, nel 54 a.C. M. T. Cicerone, difensore dei Reatini. Il complesso della c.d. Villa d’Assio era ancora frequentato nel V-VI sec. d.C.
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Contigliano
Nel mezzo di una collinetta poco fuori da Contigliano si possono ammirare i resti di una piccola chiesa, oggi allo stato di rudere ma che è stata oggetto di interventi di restauro. L’antica chiesa di San Lorenzo fu eretta da maestranze cistercensi nel XII secolo, sui ruderi di una villa romana. L’importanza della chiesa iniziò a decadere verso la fine del XIII secolo, quando, all’interno del paese fortificato di Contigliano fu realizzata la chiesa di San Michele Arcangelo.
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Contigliano
Sulla strada provinciale n. 1, subito fuori da Contigliano, si trova il borgo di Reopasto, una frazione che, a causa dello spopolamento, venne abbandonata nel corso degli anni Sessanta. Quello che si vede oggi è una sorta di città fantasma. I resti di un borgo che ebbe origine nell’alto medioevo, sviluppato intorno al castello fondato dai Conti dei Marsi e da questi ceduto nel 1069 al monastero di Farfa. Gli edifici sono pericolanti e avvolti dalla vegetazione, ma è ancora visibile la chiesa settecentesca di Sant’Andrea.
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Fiamignano
Percorrendo un breve tratto di strada a partire da Fiamignano si raggiunge la Rocca di Poggio Poponesco. Si tratta delle rovine dell’antico castello intorno al quale, in seguito alle invasioni saracene, si sviluppò il primo nucleo abitativo intorno al IX secolo. Il castello fece parte del feudo di Rainaldo di Sinibaldo, appartenne poi ai Mareri e ai Colonna. In seguito il borgo venne riedificato più in basso, dove si trova tuttora Fiamignano. La leggenda vuole che nel castello di Poggio Poponesco nacque circa nel 1077 Santa Chelidonia, importante per la diffusione del Cristianesimo nelle terre reatine.
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Fiamignano
Nell’altopiano del Rascino a circa 20 km da Fiamignano sorgono le rovine dell’antico Castello di Rascino. Il castello dalla sua posizione dominante a circa 1250 metri di altezza offriva e offre un’ampia visione sull’altopiano e le montagne circostanti. Il nome Rascino deriva forse dalla parola latina “Raxis” che significa infatti “dorso del monte”. La fondazione del castello si data al 1083, fece parte dell’area del territorio de L’Aquila fino al XV secolo quando fu ceduto a Petrella di Cicoli. Il castello ha subito un lungo processo di spopolamento ed è oggi allo stato di rudere, si riconoscono le mura e qualche fortificazione.
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Frasso Sabino
Nel territorio di Frasso Sabino si trova la cosiddetta Grotta dei Massacci. Si tratta di un sepolcro monumentale risalente all’età romana, in particolare al II secolo d.C., oggi inglobato in un casale agricolo nel XVIII secolo. La grotta è costruita con enormi blocchi di calcare sovrapposti a secco uno sull’altro. Alla fine di un lungo corridoio a volta si trova la camera funeraria, rivestita da lastre di marmo travertino, a pianta quadrata e con delle nicchie nelle pareti predisposte per ospitare i sarcofagi. Uscendo dalla grotta, sul fronte opposto del pianoro di Vicus Novus, lungo l’antica via Salaria verso Rieti, si riconoscono i resti di tre grandi sepolcri a torre di età imperiale.
Monteleone Sabino
Nel territorio di Monteleone Sabino, tra Osteria Nuova e Poggio San Lorenzo, non lontano dalla Via Salaria, si trovava l’antica città sabina di Trebula Mutuesca, citata da Publio Virgilio Marone nell’Eneide. Diverse iscrizioni ritrovate nel corso degli scavi archeologici effettuati nell’area riportano infatti il nome del popolo che abitava il centro: Plebs Trebulana. Nell’area è stato ritrovato inoltre il portico dell’antico santuario di Feronia, dea di origine italica, protettrice della natura selvaggia e dei boschi. Quando la Sabina divenne provincia romana, a Trebula Mutuesca si svilupparono i commerci, la popolazione crebbe e costruì centri abitati più grandi fino a che, nel I secolo a.c. sorse un’autentica cittadina, con il Foro, i templi, la basilica, le terme e gli altri edifici pubblici, di cui oggi si possono ammirare i resti.
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Montenero Sabino
A partire dal 2019 in località Leone nel territorio di Montenero Sabino, sono iniziati degli importanti scavi che proseguiranno almeno fino al 2024. I risultati finora ottenuti, hanno portato all’individuazione del primo santuario della dea Vacuna, antica divinità italica dal carattere agricolo. I molti reperti archeologici raccolti, e quelli che ancora si troveranno, permettono di far luce su questo sito della Sabina, che non potrà che trarre vantaggio da questi studi.
Paganico Sabino
Nel comune di Paganico Sabino, a ridosso della strada provinciale Turanense, ci si imbatte nella cosiddetta “Pietra scritta”: si tratta di un sepolcro di forma quadrangolare dell’antica famiglia Muttini. Il monumento funerario risale alla seconda metà del I secolo a.C., riporta un’epigrafe in cui si leggono i nomi di Publio Muttino, il pater familias, della moglie Clodia e del figlio Publio Muttino Sabino. Questa pietra è testimonianza importante della presenza di insediamenti romani nella Valle del Turano.
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Posta
Nel territorio del comune di Posta sono presenti molti resti dell’antica via consolare Salaria. La maggior parte si trovano sulla costa della montagna, altri sono facilmente visibili dalla strada, l’attuale SS4. Molto nota è la grande pietra di forma cilindrica su base quadrata, larga quasi un metro e alta più di due, situata in corrispondenza della galleria al km 105, presso il c.d. Masso dell’Orso. Si tratta di un antico miglio romano, cioè la pietra miliare che segnava la distanza da Roma, il 69esimo miglio della via Salaria.
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Pozzaglia Sabina
Poco fuori da Orvinio si trovano i resti della chiesa abbaziale di Santa Maria del Piano. La leggenda vuole che sia stata edificata da Carlo Magno come ringraziamento alla Provvidenza per la vittoria contro i Saraceni nell’817, combattuti in una pianura vicina. Oggi si possono ammirare le maestose rovine della chiesa di cui si riconosce la pianta a croce latina e la navata longitudinale, e accanto ad essa i resti delle mura del convento. Il complesso fu dell’Abbazia di Farfa e dei monaci benedettini. Fu gradualmente abbandonato a partire dal ‘500 per poi diventare un cimitero nell’800; ha subito diversi saccheggi e oggi è allo stato di rudere.
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Rocca Sinibalda
A Posticciola, frazione di Roccasinibalda, che in età romana faceva parte del territorio dell’antica città di Trebula Mutuesca (oggi Monteleone Sabino), si possono ammirare passeggiando diversi resti architettonici che testimoniano la presenza romana nella zona. Tra questi, l’antico Ponte romano, detto Ponte Vecchio, che si raggiunge a piedi dal paese.
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Scandriglia
A mezza costa sulla montagna che si erge sopra Scandriglia si trovano l’ex convento e chiesa di san Nicola, a circa 650 metri di altezza. Oggi abbandonato, il complesso fu costruito per volere dell’ordine francescano minore cappuccino intorno al 1530, sulla preesistente chiesa medievale di San Nicola, databile al XIII secolo. Il convento ospitava fino a 22 monaci, aveva una biblioteca e diverse officine. In forza della legge di soppressione del 19 giugno 1866, il convento passò al demanio dello stato, e fu chiuso. La Chiesa rimase aperta ed officiata al culto dai cappuccini fino al 1888. Morto in quell’anno l’ultimo custode, il convento perse la sua destinazione religiosa.
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Torricella in Sabina
Nel territorio di Torricella in Sabina, si può osservare l’antico Ponte Sambuco, una suggestiva e ben conservata testimonianza dell’antica via consolare Salaria. Il Ponte Sambuco è stato realizzato, probabilmente intorno alla prima metà del I secolo d.C, in blocchi di calcare. è lungo circa 66 metri e consente di superare un fosso che subito dopo confluisce nel torrente Raiano il quale, a sua volta, confluisce nel torrente Turano. Per raggiungere Ponte Sambuco, parte integrante del Cammino di San Francesco, dalla strada “Turanese” (SP 34) bisogna seguire le indicazioni del cartello turistico “Ponte Romano”, e proseguire fino a quando si vede il ponte seminascosto dalla vegetazione.
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Sede legale: Via Manzoni 10, 02100 Rieti
c.o. V^comunità montana
Codice fiscale: 01235650577